di Giuseppe Felici rossointoccabile

 

16

 

Denaro[i]

 

Sembra che i gatti si attengano al principio che non fa mai male chiedere quello che si vuole

Joseph Wood Krutch

 

 

Luna. Base della Guardia.

Nella stanza di meditazione di Adam Warlock tutto è apparentemente immobile.

Improvvisamente il bozzolo steso sul pavimento inizia a fratturarsi e una figura luminosa si alza dal suo interno.

Pochi istanti dopo solo ciò che rimane del bozzolo fumante resta nella stanza.

 

Luna. Base della Guardia. Non molto tempo dopo.

Adam Warlock e Dragoluna tornano da abissi di distanza.

- Lo scontro contro Abyss è stato istruttivo, il modo in cui ha rapito Karnivore è inquietante[ii], dobbiamo rafforzare le difese della base. –

- Indubbiamente. La cosa, però, si è risolta nel migliore dei modi, come avevi pianificato, del resto. –

- Si, spero solo di aver fatto la cosa giusta. Lasciare in libertà quel predatore può rivelarsi un errore del quale pentirsi. –

- Un dubbio dal grande Warlock? Evidentemente questo significa che stanno venendo meno i tuoi dubbi su di me, se ti spingi fino a confidenze così profonde. –

Adam Warlock fissa per un attimo Heather Douglas negli occhi. – Ironia nelle tue affermazioni? Mi preoccupi. –

Poi se ne va con un sorriso appena abbozzato sul volto.

 

Luna. Base della Guardia.

- Warlock, è l’ora. –

- Speravo si potesse evitarlo ma sarà una battaglia memorabile. Il Tribunale disse, un tempo, che uno scontro tra i nostri poteri sarebbe stato dannoso per questa realtà. Speriamo che non lo sia il loro utilizzo sullo stesso fronte. Guardiani, da me, immediatamente. -

Dai muri appaiono i componenti della Guardia dell’Infinito. – Epoch si è appena messa in contatto con me. –

Pip si rigira il sigaro nella bocca, nervoso. – Merda. –

Warlock allunga un guanto arancione, sul quale è incastonata la Gemma dell’Anima.

Gamora lo guarda per un attimo. Lei è quella che ha compiuto il viaggio più lungo per tornare, dal suo mondo d’origine e da un’altra disposizione spirituale. – È proprio necessario? –

- No. Ma riveste un valore simbolico importante e in una battaglia come questa il piano concettuale è importante. –

Tutti si tolgono le Gemme e le incastonano nel Guanto.

- Bene, andiamo. – E svaniscono. –[iii]

 

Stati Uniti. Un carcere federale (importa quale?).

La pattuglia di robot abbatte il muro della cella.

La voce metallica è piatta, metallica – Spezzabandiera, non opporre resistenza. –

Uno dei robot si apre, altri due inseriscono il prigioniero nella cavità, che si richiude.

Le cinque figure volanti sono lontane prima ancora che i secondini possano intervenire.

 

La Volta.

Il secondino entra nel corridoio e si avvicina alla cella. – Alzati e tieni le mani ben visibili, Sneed, controllo tecnologie. –

Gli altri tre si avvicinano, sorreggendo una complessa apparecchiatura. Il campo di forza viene abbassato e i quattro entrano nella cella.

Dopo aver appoggiato a terra gli strumenti, tre di loro sorvegliano il prigioniero, mentre il quarto inizia la scansione.

Dopo una ventina di minuti il guardiano sbuffa. – Apparentemente nulla. Non capisco perché quel feedback negli strumenti della cella, questa mattina. A meno che… - Manovra alcuni strumenti. – È… un robot. –

Non fa in tempo a finire la frase che la macchina si disattiva, cade a terra ed inizia a dissolversi.

- Potrebbe essere fuggito da un mucchio di tempo. –

 

Terra. Titusville.

Darkoth esce dal muro in un vicolo.

I naniti tecnorganici che compongono il suo corpo si riconfigurano fino ad assumere forma umana, quella di un massiccio uomo afroamericano, di circa 50 anni, una spruzzatina di grigio sulle tempie.

Esce sulla strada principale e si avvia verso un edificio sulla cui porta campeggia una targa “Bartholomeus Powell, avvocato”

 

Boston. Un attico del centro.

Attorno al tavolo otto figure si guardano, aspettando. Nessuno parla.

Ad un certo punto l’uomo con i capelli brizzolati si alza.

- Bene, sembra che alla fine il Conte Nefaria abbia deciso che non eravamo degni della sua considerazione. Qualunque siano i suoi progetti per il futuro farà meglio a non mettersi di traverso alla nostra organizzazione.

Farò le presentazioni, per chi ne ha bisogno. Questi è Ulysses Klaw, signore del suono, membro dei Signori del Male in più di una delle loro incarnazioni, credo che tutti voi lo conosciate. Alla sua destra Jules Carter, Megaton, trasformato da un macchinario kree e apparentemente morto in uno scontro con Mar-vell. Vi dirò, ho passato mesi a cercare nello spazio del materiale genetico adatto alla sua clonazione, spero ne sia valsa la pena. Poi l’uomo del destino o più giustamente, nome che si è scelto, Andro. Uno dei primi, e sicuramente più perfezionati, robot progettati dal Dottor Destino. In seguito alla sua ribellione Destino decise di dare meno capacità intellettive ai Doombot. Andro possiede gli schemi mentali di Destino, ricordatevelo.

Il successivo è Lancaster Sneed, ex agente inglese, ha combattuto contro i Vendicatori della Costa Ovest e i Thunderbolts col nome di Elettro Onda. Ho sostituito il suo patetico costume con una armatura più evoluta. Accanto a lui è seduto un piccolo ometto, calvo e con gli occhiali, non lasciatevi ingannare, è uno dei demoni che hanno invaso la Terra nella recente crisi magica, catturato da me e Andro, con non poche difficoltà. Abbiamo rinsaldato il suo vincolo con questo mondo. L’altro è Blastaar. È qui di sua spontanea volontà, gli serve tecnologia per riconquistare il suo dominio nella Zona Negativa, al momento sottoposto al giogo degli dei egizi. Io e Andro l’abbiamo tirato fuori dalle prigioni in cui era rinchiuso e ci fidiamo così tanto di lui da avergli applicato uno dei dischi del Controllore sul collo. Opportunamente modificato, ovviamente. Ancora oltre lo Spezzabandiera. Non ha mai detto a nessuno il suo nome e non sarò io, ora, a chiederglielo. Segue un ideale e questo è più di quanto si può dire di molti che sono seduti attorno a questo tavolo. Verrà con noi a parziale pagamento della sua liberazione. Ovviamente ho rivisto tutto il suo arsenale. E naturalmente ci sono io, potete chiamarmi l’Uomo Invincibile. – Sorride. – Veniamo ai nostri affari… -

 

Luna. Base della Guardia.

Gamora siede, silenziosa.

Attende.

Warlock entra nella stanza. –Come è andata? –

- Meglio delle nostre più rosee speranze, da un certo punto di vista. Gli Zen-Whoberis[iv] accettano di istallare le Porte sul loro mondo, c’è stata un’assemblea lunga e accalorata, almeno secondo i loro standard. Non accettano guarnigioni, ne personale armato, ma non rifiutano i visitatori, sono anzi felici di comunicare con un cosmo pacifico.

Ho detto loro che non abbiamo la certezza di mantenere la rete libera da intrusioni, ma hanno obiettato che il pericolo può venire da ogni direzione, questa non è una ragione per chiudersi in se stessi. –

- Bene. – Warlock è pensoso. – Appena rimediato il piccolo inconveniente che ci si sta per presentare dovremo pensare all’istallazione. –

- Vorrei tornarci io. Anzi, preferirei stabilirmi sul pianeta, per un po’. Sono successe cose inaspettate. Mi hanno fatto pensare. –

- Mentirei se affermassi che non avevo considerato che poteva accadere. Superata questa piccola crisi potrai andare. Spero non ci siano problemi a ricevere un visitatore, di tanto in tanto. –

Gli occhi di Gamora brillano, mentre sorride – Mai. -

 

Terra. New York.[v]

Un lampo dorato si avvicina al Four Freedom Plaza. Si dirige all’ingresso, entra e si presenta alla reception.

- Vorrei vedere Reed Richards, gli dica che Adam Warlock è qui. –

 

Luna. Base della Guardia.

Adam Warlock e Reed Richards attraversano la Porta.

- Congegno interessante, a una prima occhiata sembra il teleporter dell’Enclave. –

- Confesso di aver usato quella macchina come base per sviluppare il nostro sistema di Porte. Del resto era nella base che ho rubato per costruire questa e la sua struttura di base ben si confaceva ai nostri scopi. –

- Quale sistema usate per aggirare la barriera dei Vendicatori? Perché ritengo che non ci troviamo più sulla Terra, vero? –

- Esprimermi su questo punto farebbe si che, al prossimo incontro coi Vendicatori, tu ti trovi diviso tra mantenere un segreto che è nostra intenzione mantenere e la fedeltà a un gruppo amico. Non è desiderio della nostra organizzazione che si sappia dove è situata questa base. Mi spiace.

Comunque, indipendentemente da questa base, aggiriamo i sistemi di controllo dei Vendicatori per uscire dalla Terra. Non ci piace essere controllati. –

- Non sarebbe più semplice, come del resto abbiamo fatto noi, stabilire un accordo di collaborazione su questo punto? –

- No, affatto. Noi siamo in totale disaccordo rispetto a questa modalità di controllo delle frontiere spaziali. Riteniamo che sia inopportuno chiudersi in questa maniera e porsi sotto il controllo di una polizia che si arroga il diritto di decidere chi può entrare o uscire dalla Terra. Quindi ci sottraiamo, dichiaratamente, a questo controllo. Nessun accordo è possibile, se non un accordo di non interferenza. Ed anche questo è, per noi, una concessione quasi inaccettabile. Non l’avremmo fatta, ma i Vendicatori sono e restano nostri alleati e si sono più volte rivelati degni di fiducia, quindi, fino a quando non la tradiranno… -

- Non hai peli sulla lingua. –

- Noi agiamo alla luce del sole, le nostre intenzioni sono manifeste. –

- Sai che molti continuano a non fidarsi di te. –

- Avevo il potere assoluto sul cosmo e vi ho rinunciato. Se questo non è sufficiente non mi interessa avere la fiducia di alcuno. –

I due entrano nella sala comandi, Demeityr è agli strumenti. – Adam? - - Si? - - Ho una certa urgenza di tornare su Titano. Devo meditare sul modo in cui si sta trasformando la mia vita, sulla violenza che ci sta entrando. Devo anche consultarmi con Mentore, su queste questioni. So che può sembrare strano, ma lui e suo figlio hanno quasi sempre mediato il nostro rapporto col resto del cosmo. Abbiamo, forse troppo a lungo, mantenuto il nostro isolamento dal mondo esterno. Questo mutamento è eccessivo per me. Se non compromette i nostri piani, preferirei partire subito. Non credo di poter affrontare un’altra battaglia, in questo momento. –

- Nessun problema, possiamo cavarcela da soli. Chiama K’lrt per sostituirti agli strumenti. Ma, una volta arrivato su Titano, appresta un gruppo d’appoggio, nel caso in cui le mie analisi fossero sbagliate. –

- Bene. –

- Vieni, Reed. Abbiamo poco tempo e dobbiamo ancora sistemare molte cose. –

- La maggior parte di questi macchinari mi sono familiari, vedo tecnologia skrull e kree usata in maniera integrata. Quello laggiù è quasi sicuramente un computer shi’ar. Non credo che sulla Terra esista qualcosa di altrettanto sviluppato. –

- Nulla di tutto ciò è al di sopra delle tue capacità e la Terra non è il nostro unico campo d’azione. –

- Quello è un assemblatore d’armi preso dalla tecnologia che usava Devos il Devastatore? –

- La base di quella macchina è la stessa, ma noi l’abbiamo modificata per un utilizzo meno selettivo. Per lo più assembla pezzi di ricambio e robot da costruzione, come quelli che abbiamo donato all’ONU. –

In quel mentre entra K’lrt, il super skrull. – I miei omaggi. Sei sempre stato un avversario onorevole, Reed Richards. È un onore incontrarti come alleato. –

- Mi sembra incredibile. Ma accettare i mutamenti è un segno di intelligenza. Almeno per non sfatare il mito che si è costruito attorno alla mia, dovrò accettarlo. Mi sembra, però, strano, che tu abbia fatto tutto questo al solo scopo di sfuggire dalla battaglia. –

- Infatti. Io e Adam stiamo studiando un sistema per porre termine alla guerra civile che stermina il mio popolo. Ma avremo tempo per parlare, ora urge prepararsi. – E così dicendo si avvia verso gli strumenti, dando il cambio a Demeityr che si dirige verso la stanza della Porta.

 

Oceano Atlantico. Da qualche parte a nord della costa della Francia.

La petroliera è di quelle (ma poche ve ne sono che non le somigliano) chiamate comunemente carrette del mare.

Mal concepita, al risparmio e risparmiando sulla sicurezza. Troppo sfruttata, avrebbe dovuto essere demolita gia da anni, ma si sa, le petroliere costano. Mal revisionata, non si può mica sprecare il profitto in manutenzione.

Una sfera di fuoco si dirige velocemente verso il ponte e resta sospeso a pochi metri. Tutti i componenti dell’equipaggio che non sono indaffarati nel difficile compito di mantenere a galla il loro instabile mezzo si bloccano a guardarla.

Ha forma umana, vista da vicino. Gran parte del corpo si spegne, lasciando solo le gambe fiammeggianti, quel tanto, evidentemente, da promettergli di restare sospeso in aria. Tutto il suo corpo è protetto da una tuta nera, al posto del volto cerchi concentrici vorticanti.

La bocca si trasforma in un colossale megafono. – Vi do 30 minuti per abbandonare la nave. Non rispondo dei ritardatari. – Una scarica di fiamme parte dalla sua mano, fondendo le antenne del sistema di comunicazione. Poi parte verso l’alto.

Quindici minuti più tardi, la grossa petroliera inizia a sollevarsi, mentre gli ultimi marinai saltano oltre il parapetto e vengono raccolti in acqua dai compagni.

Sotto, invisibile, la figura fiammeggiante ammantata di nero si dirige verso lo spazio, portando il suo carico di morte.

 

Luna. Zona blu.

Da parecchio tempo, protetta da imponenti sistemi di sicurezza, una parte del Four Freedom Plaza si trova sulla Luna.

L’ha teleportato qui Ronan l’accusatore[vi], come parte del suo piano per recuperare gli schemi del nucleo energetico dello psico-magnitrone.

I resti del palazzo, con dentro una parte delle macchine di Reed Richards è rimasto li, poiché lo scienziato non ha mai trovato il tempo o le risorse per riportarle sulla Terra.

È proprio accanto ai resti del palazzo che atterra un’esile navetta.

Da essa scende velocemente un gruppo eterogeneo.

L’Uomo Invincibile si avvicina agli schermi protettivi. Avvicina una sottile barra metallica. Gli schermi sfrigolano e cadono.

L’androide costruito da Andro inizia ad avvicinarsi, con circospezione, seguito dagli altri.

Dalle pareti del Four Freedom Plaza escono i componenti della Guardia, accompagnati da Reed Richards.

Warlock sorride.

- Ops, beccati con le mani nel sacco. –

 

Un luogo, più o meno.

Dalle finestre della casetta si vede la campagna, punteggiata, qua e la, da casette dello stesso tipo, ma non uguali, non fosse mai, e attraversata dalla lunga strada sterrata che durante la breve stagione delle piogge viene mantenuta praticabile da un costante manutenzione e da camion di breccia.

In questo momento nulla di tutto ciò esiste, si vede solo dalla finestra, ma se usciste dalla porta e vi inoltraste nella campagna essa, per incanto, inizierebbe ad esistere, per tutto il tempo della vostra permanenza.

Nella casetta (in realtà un elegante cottage a due piani più mansarda abitabile) ci sono due soli abitanti. L’uomo è seduto sul divano con il giornale del mattino aperto davanti. Come abbia fatto il giornale del mattino a giungere in questo posto è una questione inspiegabile. La donna è affaccendata in cucina, sta preparando un piatto in gelatina colorata per la cena. Entrambi sono molto giovani e incredibilmente belli. Entrambi hanno i capelli biondo-rossicci. Se voi poteste vederli, vi apparirebbero così. In realtà, sia il loro aspetto che le loro applicazioni è parzialmente illusorio, o almeno, lo sarebbe se ci fosse qualcuno a guardarli.

Per il nostro cervello limitato, però, sarebbe una valida razionalizzazione. L’uomo si sta informando sull’attualità e la donna sbriga le faccende domestiche.

L’uomo, un tempo, era un uomo. Poi è diventato un cyborg, poi un dio. Sono cose che succedono.

La donna non è mai stata una donna. La sua sola esistenza mette in discussione il principio su cui si fonda l’esistenza di un genere inferiore di divinità, genere che lei ha da tempo superato. Da quando è morta, assieme al suo compagno.

Suo padre, l’unico della sua razza, non sa che è viva. In effetti è strano che la pensi in questa maniera. Quando il suo compagno scelse di morire, poiché la sua esistenza generava conflitti (i Vendicatori non sono mai stati per il dialogo, hanno sempre preferito prima attaccare e poi fare le domande), aveva riportato il vita tutte le sue vittime. Per far ciò aveva anche ricreato un’astronave.

Esseri simili non muoiono nel senso che diamo noi alla parola.

La pace nella casetta viene rotta dall’apparizione di un ospite inatteso. Che a questo livello di potere qualcuno riesca a prendervi di sorpresa non è mai un buon segnale per la sopravvivenza del cosmo.

L’attacco è rapido, la donna viene messa fuori combattimento con la metà di un pensiero. Fa appena in tempo a riconoscere l’attaccante, un cyborg enormemente evoluto. – Kor… - e sviene (oppure quello che fanno in questi casi creature del genere).

L’uomo reagisce, c’è un rapido scambio di colpi, energia e concetti, mente e materia, schermaglie su più piani della realtà.

Inaspettatamente (va detto) il cyborg sconfigge facilmente il suo avversario. Voi l’aveste detto più potente ed infatti, sul piano del puro potere, la differenza fra i due è incommensurabile. Ma uno dei due è un guerriero, con un piano ben preparato e macchine studiate appositamente. L’altro non lo è più, non da tempo. Certe cose non si dimenticano, non lo è più a un livello ontologico, si è evoluto al di sopra di quella condizione. A volte può essere uno svantaggio, almeno momentaneo.

Il cyborg ruba il potere del suo avversario, temporaneamente sgominato. Nel far ciò, si beve anche la sua vita. Su questi livelli di potere spesso non v’è differenza fra i due.

Poi svanisce.

Non molto tempo dopo la donna rinviene (o comunque fa una cosa concettualmente assimilabile al rinvenire).

Guarda il cadavere del suo compagno e pensa. Per esseri del genere questo non è mai un atto fine a se stesso ed infatti il corpo si muove ed accede ad energie che, in altri momenti, possedeva. Cos’è il tempo per chi può modificare la realtà semplicemente stiracchiandosi?

E infatti l’essere torna alla vita, qualunque cosa voglia dire vivere per lui.

- Molto male. Qualunque siano le ragioni di Korvak, esso è troppo pericoloso per l’intera realtà, con il mio potere. Devi metterti in contatto con tuo padre, io cercherò alcuni dei suoi nemici più agguerriti e, se necessario, l’unico essere, in questa realtà, che ricorda chi ero veramente.–

 

Luna. Zona Blu.

Non appena il folto gruppo di guardiani, accompagnati da Reed Richards, Mr. Fantastic, l’uomo elastico del Fantastici Quattro, si è allontanato dal palazzo, un campo di forza, più stretto e limitato del precedente, si erge a sua difesa.

Malgrado le speranze di Mr. Fantastic, lo scontro è inevitabile e repentino, gli attaccanti si scagliano come un sol uomo sui difensori, senza perder tempo in discussioni.

Scelgono i loro avversari, alcuni a caso, altri intenzionalmente.

L’Uomo Invincibile contro Reed. Del resto lui stesso aveva assunto quell’identità, come parte di un piano di Destino. Una sorta di contrappasso.

Klaw sceglie Darkoth. Forse perché poco noto, forse perché crede che contro la sua forma meccanica i suoi poteri sonici abbiano più possibilità.

Megaton ha bisogno di dimostrare tutta la sua potenza, Drax è l’avversario ideale da distruggere a questo scopo.

Andro non può che scegliere Warlock. Uno scontro tra attenti pianificatori. C’è da chiedersi se scambieranno un solo colpo.

Elettro Onda non vede l’ora di mettere alla prova la sua nuova armatura. Sceglie Gamora quasi a caso.

Il demone sente le energie mistiche di Modred e gli è addosso ancora prima di pensarlo.

Blastaar si scaglia sul Super-skrull. Non c’è un motivo.

Spezzabandiera ritiene che, dopo aver messo fuori combattimento gli avversari più deboli può meglio aiutare i suoi momentanei alleati (oppure può cercare di raggiungere il palazzo e le sue tecnologie da solo) e si avventa su Pip.

All’androide non resta che Sundragon.

 

Terra. Washington.

Nathaniel Byrd si sottopone ai controlli all’ingresso del Parlamento con pazienza ed indifferenza. Sta riflettendo sulla svolta che la sua vita ha assunto da un po’ di tempo in qua.

Non è poi così tanto che stava nel suo ufficio, chiedendosi se e quando sarebbe arrivato il prossimo caso pidocchioso, da cui tirar fuori di che pagare l’affitto e le bollette e, magari, almeno un pasto decente al giorno.

Quel giorno entrò in ufficio una donna dalla pelle verde[vii]. Il suo gruppo, al momento, teneva ancora un profilo relativamente basso, ma non era stato difficile riconoscerla. Si era parlato di lei quando aveva sconfitto, sola e a mani nude, un intero contingente dell’ONU sull’Isola dei Mostri[viii]. Aveva distrutto, una per una, tutte le loro armi, lasciando gli uomini solo leggermente storditi. Un bello smacco per il loro machismo da militari, non c’è che dire.

Immaginava la scena, un tronfio graduato che se ne esce con una frase tipo “Soldato, ammanettate questa squinzia e mettetela sulla nave” e magari “imbavagliatela, gia che ci siete”. I rapporti dell’epoca le attribuivano forza pari a quella dell’Uomo Ragno. Nella loro ottica sottomettibile, quindi.

- Sto divagando. – pensa

Quel giorno entrò in ufficio una donna verde. Gli propose un compenso astronomico per mettere assieme la sicurezza delle sedi americane della loro organizzazione. Ora riflette se non gli mentì. Si chiede se quello che si accinge a fare non esuli dai suoi compiti.

Ma Adam Warlock è un uomo al quale è quasi impossibile dire di no.

- Può entrare. – Al sollecito dell’agente all’ingresso, Nathaniel Byrd prova, quasi, un senso di delusione.

 

Luna. Zona blu.

Presi di sorpresa da un gruppo più affiatato l’unica soluzione è attaccare per primi cercando di contenere i danni tenendo sbilanciati gli avversari. L’Uomo Invincibile sta pensando proprio a questo mentre balza (si fa per dire) addosso a Reed Richards.

Estrae dalla cintura una semplice impugnatura, che una volta attivata scatena un limitato campo di correnti d’aria scatenate. La frustra eolica, i cui venti, taglienti come rasoi, possono intaccare anche la pelle rocciosa della Cosa, poco può contro il potere di Mr. Fantastic, il suo corpo si piega per assecondare e schivare le furiose folate.

È un attimo, per il capo dei Fantastici Quattro, proiettare avanti una mano e gettare via l’arma, inutile contro lo schermo protettivo dell’avversario.

Dai guanti dell’Uomo Invincibile esce un gas che investe in pieno Reed Richards. Esso è in grado di aumentare esponenzialmente, per un tempo limitato, il campo gravitazionale locale. Mr. Fantastic ha da tempo integrato nella sua tuta, composta di molecole instabili (il primo, che si sappia, sistema nanotecnologico funzionante di totale produzione terrestre), un sistema computerizzato e un gran numero di macchine miniaturizzate. Fra queste un prototipo di generatore anti-gravitazionale, ancora scarsamente funzionante e necessario di ulteriori modifiche. Esso è, comunque, più che sufficiente a neutralizzare l’effetto dell’arma dell’Uomo Invincibile al quale non resta che cercar di colpire l’avversario con un globo incapsulante. Reed Richards lo scansa prontamente.

Irritato dall’avversario sfuggente l’Uomo Invincibile cerca di sconfiggerlo animando le capacità d’attacco del suo campo di forza. Intrappolandolo fra i macigni che si producono gettando determinati cristalli all’aria. Colpendolo con semplici scariche energetiche. Nessuno di questi espedienti possono nulla contro l’abile scienziato, che si limita a scansare i colpi. Affonda, di tanto in tanto, un attacco con degli speciali guanti a vibrazione che mettono a dura prova lo schermo d’energia dell’Uomo Invincibile. Lo schermo collassa.

A quel punto Reed Richards inizia a tempestare l’avversario con colpi e sferzate portate con ogni parte del suo corpo elastico.

L’Uomo Invincibile si toglie la maschera. Sono le labbra di Reed Richards a pronunciare parole di rabbia.

- Basta con le sciarade, già una volta ti ho sconfitto, senza bisogno di macchinette e trucchi. –

Detto ciò, il costume inizia a strapparsi, incapace di contenere l’enorme massa del colosso purpureo che colpisce il capo dei Fantastici 4 in pieno volto.

 

Terra. Washington.

Malgrado commissariamenti e inchieste giudiziari e parlamentari, dismissioni e svendite, aste pubbliche e decine di altre traversie la Brand mantiene un ufficio di lobbing direttamente dentro il palazzo del Parlamento. Uno dei pochi che, quando v’è disponibilità di stanze vi viene ammesso.

È in questo ufficio che Nathaniel Byrd entra, dirigendosi verso la scrivania della segretaria.

- Sono Nathaniel Byrd, il signor Konigsberg mi sta aspettando. -

- Un attimo solo, è dentro con un ospite. –

- Bene, gli concedo dieci minuti, lo avverta. – detto ciò Blackbird esce dall’ufficio e si dirige alla macchina del caffè all’angolo del corridoio.

Poi torna nell’ufficio, sorbendo il caffè lungo e nero.

Finito appallottola il bicchiere e tira fuori dalla ventiquattro ore alcune carte.

Si avvicina alla scrivania. – Questa è una delega a procedere allo sgombero dell’ufficio occupato abusivamente da lei e il suo superiore. Non abbia alcun dubbio che, se non registrerò, entro pochi secondi, un atteggiamento collaborativi, le utilizzerò. Non condivido l’atteggiamento troppo permissivistico della nostra dirigenza che cerca di non licenziare nessuno. Inoltre le assicuro che Warlock stesso sarebbe gia entrato con la forza nell’ufficio.

Quindi prenda questa fotocopia e la porti al suo capo. Oppure andrò a chiamare la sicurezza. -

 

Luna. Zona Blu.

Klaw, memore delle trasformazioni tecnologiche che ha subito, si getta contro Darkoth.

Elefanti di suono solido investono il cyborg, che viene calpestato dalle imponenti strutture. La sua forma spiaccicata torna all’aspetto iniziale in un nonnulla.

Darkoth affonda i suoi artigli nel petto del signore del suono, producendo un effetto pressoché nullo.

La scarica sonora che investe in pieno il guardiano è, invece, più che sufficiente, complice anche la gravità lunare, a scagliarlo a chilometri di distanza.

Klaw si sta gia girando per scegliersi un altro avversario da colpire quando viene investito da Darkoth, che gli vola contro a tutta velocità. L’impatto li porta lontani dal luogo della battaglia. Klaw, malgrado la sua forma incorporea, si rialza barcollante. E, con mossa a sorpresa, intrappola Darkoth in una prigione di suono solido. Poi si avvia verso gli altri contendenti.

 

Terra. Washington.

Due uomini escono velocemente dall’ufficio.

- A presto, Stuart. – il tono si fa più minaccioso. - A presto anche a lei, signor Byrd. –

Blackbird ridacchia. – Non credo che ci incontreremo ancora signor Smith, se non avrò il piacere di comunicarle il suo licenziamento. È evidente che non ha ancora capito a chi vi state mettendo di traverso. L’unica fortuna della Roxxon, mi dicono, è che non siamo interessati ai rami secchi dell’economia. – E si gira, entrando nell’ufficio di un titubante Stuart Konigsberg, un biondo, alto, dal sorriso smagliante.

- Si accomodi, signor Byrd. Non avevo capito che aveva così tanta fretta. –

- Non ho nessuna fretta, signor Konigsberg, esattamente come, giungendo qui non mi aspettavo di trovare un ometto piccolo, occhialuto e complessato.

Mettiamo le cose in chiaro, lei è in una pessima situazione. Sono venuto qui e mi ha fatto attendere perché era in riunione con un rappresentate della Roxxon. Mi chiedo che affidabilità possa garantirci, a questo punto.

Malgrado ciò, le mie istruzioni sono di darle una possibilità, a mia insindacabile discrezionalità. Bene, questa è la sua possibilità di restare a lavorare per noi, con uno stipendio sensibilmente superiore al precedente. Lei non incontrerà più, in orario di lavoro, rappresentanti della Roxxon, ne lo farà un suo sottoposto. Se lo farà potrà considerare, da quel preciso istante, concluso il suo orario di lavoro.

Lei non farà, in nessun modo, l’interesse della Roxxon, o verrà portato in tribunale per il resto della sua vita. Nell’improbabile caso in cui riterrà che i nostri interessi e quelli della Roxxon possano coincidere, chiederà istruzioni e si atterrà fermamente ad esse.

Per darle un’ulteriore idea di chi è la gente con cui ha a che fare le rivelerò un segreto. Alla Fondazione Scientifica non importa un fico secco della divisione tecnologica della Brand Corporation. Secondo i loro standard quella, come tutta la tecnologia terrestre, è roba primitiva. Non si sarebbero presi il disturbo di comperare la Brand se non per questo ufficio, un ufficio già avviato e in posizione di prestigio. Una spesa spropositata, penserà lei, per un semplice ufficio. Bruscolini, rispetto alle loro reali disponibilità.

È quindi ovvio che la persona che lo occupa deve dar prova di fedeltà assoluta.

Io non so perché hanno un tale interesse per questo ufficio ma c’è molta gente, in questo paese, che pensa che le nostre elezioni sono comprate da speciali gruppi di interesse che invadono i media con slogan esagerati e incendiari per influenzare un pubblico poco informato.

Immagino che la Fondazione voglia provare ad agire su questo meccanismo.

Non pensi, inoltre, che la Roxxon abbia qualche possibilità di minacciarci o danneggiarci.

Il nostro comune capo è abituato a tenere per le palle gente come Galactus, mi dicono che questa mattina è tornato da una missione in cui hanno fatto fuori un tizio che si mangia gli universi a colazione. Ovviamente questo può essere esagerato. Quando gli ho fatto presente che questa operazione era rischiosa, visto che la Roxxon avrebbe sicuramente usato ogni mezzo a sua disposizione per riprendersi ciò che considerava suo, ha risposto “Non chiedo di meglio”.

Al momento non mi è capitato di vedere irrealizzato uno solo dei suoi propositi.

In poche parole, Stuart Konigsberg, lei può scegliere tra tre possibilità.

Infilare quella porta e sperare che qualcuno le conceda un lavoro. Non è escluso che i suoi precedenti superiori si dimostrino magnanimi, questo, però, non è il loro costume. Restare al suo posto, con uno stipendio maggiore, sottoponendosi ad un periodo di prova inevitabile e garantendo la sua più totale fedeltà, per il periodo in cui lavorerà per noi. Fare il furbo e provare a tradirci fingendo di lavorare per noi. Le assicuro che, finché anche uno solo dei componenti della Guardia dell’Infinito resterà in vita, lei se ne pentirebbe. Mi dicono che alcuni di loro sono immortali.

Cosa sceglie, la porta o il contratto?- Byrd tira fuori dalla ventiquattr’ore due foglietti spillati e una penna.

- Non mi lascia molta scelta, signor Byrd. Credo che sia la prima volta che mi sento stretto in una morsa come i personaggi del mio omonimo. – Konigsberg allunga la mano verso la penna.

 

Luna. Zona blu.

Scariche di pura energia nucleare, dovute alla fissione accelerata degli atomi, colpiscono Drax il distruttore in pieno.

La devastante potenza di quei colpi non sembra sortire alcun effetto, colpendo il gigante di giada, che si avvicina a Megaton con esasperante lentezza.

La creatura che un tempo era Jules Carter rovescia su Drax tutto il suo potere, scariche radioattive in grado di distruggere una città, ma quell’energia è nulla, rispetto al potere che il gigante è abituato a gestire e pur non essendo la pura energia cosmica, egli se ne nutre avidamente.

Megaton, quindi, cambia modo d’attacco, balza addosso ad Arthur Douglas e lo colpisce con tutta la sua forza.

Il colpo fa arretrare di qualche passo Drax, che avanza ancora, colpendo con un pugno al volto Megaton, che barcolla per la violenza dell’impatto. Ma la sua massa aumenta e il pugno successivo provoca, in Drax, una reazione maggiore. Il guardiano perde la calma e vola contro l’uomo nucleare, colpendolo con inaudita potenza e scagliandolo nello spazio.

 

New York. Un appartamento.

I due kree di nome Falzon, padre e figlio, hanno gia da un po’ smesso di abbracciarsi con le lacrime agli occhi. Hanno anche smesso da un po’ di raccontarsi le cose che sono loro successe nei lunghi anni in cui sono stati separati. Le fughe rocambolesche, i nemici, le morti.

Entrambi avevano perso molto, per aver osato alzare la testa e dire no alla tirannia che dominava il loro popolo.

Ma, come sempre accade, dopo aver compianto i morti, bisogna andare avanti.

- Non appoggerò la tua parte. Per quanto siano buone le vostre ragioni, è sempre la violenza che usate. –

- È inevitabile, padre. Per quanto mi piacerebbe creare per il nostro popolo una società di eguali, liberi e pacifici, la nostra patria è in guerra. In guerra con i nostri dominatori e in guerra fra le fazioni della cosiddetta resistenza.

Eppure dovresti fare la differenza tra violenza difensiva e violenza offensiva. Dovresti, per quanto tu possa aborrire i metodi, dire chi ha ragione e chi ha torto. O preferisci affermare che il metodo prevale sui contenuti?

Noi non ti chiediamo di combattere con noi. Non oseremmo e sarebbe inutile per noi e offensivo per te.

Ma prendi posizione. Fai sentire la tua voce, smetti di nascondere anche solo il tuo pensiero. Altrimenti i militaristi vinceranno nuovamente e la violenza resterà l’eterno presente per il nostro popolo. –

- Non è così facile, figliolo. Mi serve tempo per riflettere. Sono vecchio e ho la tendenza ad adagiarmi nell’inerzia. Lasciami del tempo. –

- Tutto il tempo che vuoi. Preferisci che me ne vada o che resti con te? –

- Resta, è essenziale per me aver vicino qualcuno che amo. –

 

Luna. Zona Blu.

Schermaglie. Lo scontro tra Andro e Adam Warlock si può facilmente descrivere in questo modo.

Ogni tanto, mentre si girano intorno, uno dei due scaglia una scarica d’energia, facilmente deflessa dalle risorse dell’altro. Di tanto in tanto affondano un colpo. Ma l’avversario lo evita prontamente.

Per il resto schermaglie.

 

L’Avventura. Da qualche parte nello spazio.

- Romogok[ix], novità? –

Il Centurii scansa nervosamente i capelli biondi dal viso giallastro, prima di rispondere.

- Si, i Titani si preparano a muoversi. I Cotati ci informano che una nuova alleata sta per scendere in campo. Falzon resta possibilista. Ma ci invita a non sperare troppo. Warlock ci informa che sulla Terra tutto procede al meglio.

Gli skrull si stanno muovendo, anche se non è perfettamente chiaro quale sarà la loro mossa.

I militaristi continuano a perdere terreno, non aiutati certo dalla perdita delle navi degli Accusatori.[x]

Potrebbe essere ora di nuovi reclutamenti. Le brigate interspaziali sono pronte all’azione, ma ancora in sott’organico. –

- Bene. – Arr-Lo si alza. - Procediamo con la nuova campagna di reclutamento. –

 

Luna. Zona Blu.

Elettro Onda testa la nuova armatura. La sua avversaria è catalogata, nei suoi files, con il livello di forza dell’Uomo Ragno. In contraddizione con questo è riportato il fatto che ha sbaragliato da sola un contingente dell’ONU.

- Chissà quante volte al giorno vengono snocciolati questi dati

È un combattente esperto, preferisce ignorare i dati e fidarsi del suo istinto. Sono i fatti quelli che contano. Scarica tutta la sua energia contro l’avversaria.

Quale può essere il tempo in cui un lampo percorre pochi metri?

Eppure Gamora in quella frazione di secondo è fuori della portata dell’arco elettrico.

Milioni di megawatt sprecati.

Un bravo combattente non sprecherebbe due volte così tanta energia, neppur disponendo dell’armatura creata dal Reed Richards della Controterra, lo stesso che si sta trasformando in un colosso purpureo li a pochi metri.

E, qualunque cosa si possa dire a suo detrimento, Elettro Onda è un bravo combattente.

Abbassa la guardia, così da invitare l’avversaria all’attacco. Ma solo un po’, poiché anche lei è una brava combattente, e capirebbe una trappola troppo urlata.

La guardiana sembra abboccare, fa una finta e attacca nella direzione opposta.

Elettro Onda scarica tutta la sua energia nel momento in cui viene colpito. Gamora viene sbalzata indietro da una scarica elettrica quale la tecnologia terrestre non dovrebbe essere in grado di sprigionare. Ma stringe fra le sue mani quasi la metà dell’armatura di Elettro Onda.

E giace in terra in una posa scomposta.

Elettro Onda, anche senza armatura, è fra i maggiori esperti di arti marziali del suo pianeta. Pur con la prudenza che si addice a un vero maestro, si appressa all’avversaria a terra.

 

Galassia di Andromeda. Il mondo degli Eterni Skrull.

- No, mia cara. Devi far crescere la pianta assecondando la sua tendenza naturale, aiutarla. Tendi sempre troppo ad imporre la tua volontà, nella direzione della sua crescita.

- Non so come fare, Maestro. Ad un certo punto la lentezza del processo mi esaspera. –

- Eppure quella è la forma della crescita vegetale. Se vuoi capirla devi abbandonare, almeno per il momento, la frenesia della carne. I nostri tempi sono più dilatati. -

- Ma è difficile, Maestro. –

- È per questo che sei la Madonna Celestiale, mia cara. –

Dragoluna sorride – È questa lenta tortura che mi sono persa? -

- Affatto, figliola, concentrati anche tu. Dovrai capire le piante e la loro pazienza,ti sarà più utile che alla tua compagna.

 

Luna. Zona Blu.

Il demone sente le energie del mago. Il terribile potere del Darkhold.

Energie come queste sono il suo cibo, l’appiglio che gli faciliterebbe restare su questo piano, freddo e duro.

Ne è attratto e per raggiungerle (ricordiamoci che è un demone) è disposto a tutto.

Per questo si avventa in un attacco fisico contro l’esile umano.

Un vento impetuoso lo solleva e lo scaglia verso l’alto, nello spazio.

Il demone non ha alcun bisogno di respirare, vola velocemente verso la sua preda, che non ha approfittato del tempo a sua disposizione per far nulla. Alcune pietre si sono mosse per la tempesta, la polvere non si è ancora posata del tutto, complice la scarsa gravità.

Dagli occhi della creatura parte una potente raffica d’energia, capace di colpire sia la materia che lo spirito. Colpisce il mago in pieno, ma ciò che svanisce non è altro che una immagine illusoria. Dal fianco giunge una scarica di fiamme. Il demone sente dolore, per la seconda volta da che si trova su questo piano. L’assenza del dolore costante è uno dei motivi per cui gli piace questo mondo. Malgrado ciò, il dolore non è forte, anche se alcune delle pietre si infiammano. Prova che la fiamma che lo ha colpito era di inaudita potenza.

Salta, ma una colonna di terra lo colpisce in pieno.

Viene sbalzato in terra, all’interno del cerchio di rocce fiammeggianti. Mentre sente il mago intonare il suo canto salmodiante capisce ed inizia a sparare lampi magici all’impazzata.

 

Terra. New York. Casa di Madame Web.

Un lampo. Devastante e repentino. La consapevolezza del pericolo. Ma anche la soluzione.

La soluzione è peggiore del male?

Oscurità, profonda e disperante. Una fiamma incontrollabile e zannuta si avventa sull’oscurità.

Il ladro ghignante borseggia attorno alla devastazione.

Una croce d’oro, con infissa una gemma verde ruota attorno alla scena, indifferente.

Martelli, croci, e una città fluttuante. Il mondo crolla in frammenti di ghiaccio.

Cassandra Web si risveglia, sudata e urlante.

- Sbaglierò? – ma le sue dita stanno gia correndo sulla tastiera del suo computer. Il messaggio è presto inviato.

 

Luna. Zona Blu.

Il tiranno della zona negativa è un essere sorprendentemente potente.

La sua forza è paragonabile a quella della Cosa dei Fantastici Quattro.

Dalle sue mani partono scariche esplosive di straordinaria potenza, capaci di mettere a dura prova il leggendario campo di forza di Susan Storm.

Ha sostenuto lo scontro con Thor (perdendo, ma questo è inevitabile).

È troppo impulsivo e questo gli ha impedito di diventare un credibile avversario per il gruppo di Reed Richards, pur avendo abbastanza potere da dominare un impero stellare, nel suo cosmo.

Si è scelto un avversario, a suo dire, abbordabile.

Un semplice soldato, non un monarca. Uno che prende ordini (ma li da anche).

Eppure uno degli avversari più temibili di quel gruppo. L’avanguardia skrull per l’annessione della Terra come avamposto nella Via Lattea. K’lrt il super-skrull.

Blastaar si proietta avanti grazie alle sue scariche esplosive e colpisce lo skrull con un calcio in pieno volto.

Almeno, è questo che vorrebbe fare, perché la testa di K’lrt si trova gia da un’altra parte, in cima al lungo collo.

Il super-skrull appoggia la mano sul petto del tiranno e rilascia una scarica fiammeggiante.

Blastaar si rotola a terra spegnendo le fiamme, nel far ciò rotola contro le gambe di K’lrt, che cade rovinosamente.

Il tiranno scarica un colpo esplosivo a pochi centimetri dal petto del suo avversario. Essa si infrange contro un potente schermo di forza.

Schermo che prende vita e scaglia lontano l’avversario.

Blastaar spara un’altra scarica esplosiva, che K’lrt para con facilità. Ma, mentre l’avversario è impegnato, il tiranno gli si proietta addosso, colpendolo con un pugno a piena forza. Lo skrull è un combattente esperto e il suo pugno roccioso colpisce quasi contemporaneamente. Entrambi volano lontani, per la potenza dell’impatto e prontamente si rialzano.

Blastaar sta per attaccare, ma esita, allunga una mano verso il collo, privo del disco di controllo, infranto in terra.

Blastaar si volta e balza verso il Bruto.

 

Terra. Una sede della Stark-Fujikawa

Nathaniel Byrd entra nella fabbrica, dopo essersi fatto annunciare e si siede nella sala d’attesa. L’orario di lavoro sta per finire e Blackbird attende paziente. All’ora stabilita Curtis Carr entra nella sala, zoppicando. – Sono qui, signor Byrd. Voleva vedermi? –

- Si, venga, parleremo mentre la riaccompagno a casa. - E si dirigono verso l’esterno.

Uscendo Carr insiste.

- Almeno un piccolo anticipo della proposta che vuol farmi? –

- Beh, in due parole, noi le offriamo una protesi più sviluppata e la direzione del nostro dipartimento di chimica. Per uno stipendio ben più cospicuo dell’attuale e condizioni contrattuali ineguagliabili negli Stati Uniti. –

- Ok, mi spieghi. –

 

Luna. Zona Blu.

Spezzabandiera attacca l’avversario più debole, almeno apparentemente.

La sua nuova tuta possiede molti trucchi in più, rispetto al passato, ragione per cui quest’alleanza si è rivelata gia produttiva. Ma questi nemici, così potenti, non erano stati messi in conto.

Si avventa quindi sul piccolo troll con la sua mazza.

Il piccoletto è agile e scansa il colpo con facilità.

Lui continua ad attaccarlo, ma il troll è sempre un centimetro fuori portata.

Presto è stanco, prova a cambiare strategia. La nuova tuta possiede altre armi, armi che non è sufficientemente addestrato ad usare.

Ciò non toglie che gli torneranno utili.

Lancia una salva di dardi, al momento intrisi di un potente tranquillante. Manca il bersaglio di pochi millimetri. Il troll si trova poco distante da dove l’aveva mirato.

Spezzabandiera scuote la testa. I suoi sensi non funzionano, oppure la differente gravità lo inganna. In fondo lui è un combattente molto abile, ma abituato al maggior peso della Terra.

Attiva l’autopuntamento. Dai guanti partono piccole ma letali scariche laser.

Che mancano, malgrado l’enorme velocità di fuoco, il bersaglio. Sempre di poco.

Sente Warlock gridare qualcosa, nella direzione del suo avversario, gli sembra ed esita.

 

Orbita terrestre. Un po’ di tempo nel futuro.

A bordo della nave, Vance Astro sta guardando un film. Un vecchio reperto, uno dei pochi sfuggiti a un migliaio d’anni di invasioni della Terra. Quasi un miracolo.

Ovviamente non è l’originale, ma una copia, l’originale è troppo prezioso e fragile per poter essere usato impunemente, oltre tutto da una persona qualsiasi.

Mentre l’uomo in impermeabile si dirige, fumando, verso un orizzonte nebbioso, in compagnia del poliziotto Vance percepisce una presenza nella stanza.

- Trovo anche io magnifica questa scena. La parte di me che scelgo di mantenere umana ha le lacrime agli occhi anche dopo la centesima visione. -

Si gira, gia sulla difensiva. – Korvak? Ma eri morto. –

- Più volte di quante tu immagini, ma chiamami Michael, per favore. Così non facciamo confusione. Astro attiva il suo potere, così da scagliare un potente dardo psichico sull’avversario, ma nulla accade. – Non sono qui per combattere, ma per parlare. Chiama i tuoi compagni. Il pericolo incombe ed io ho necessità di aiuto. –

 

Luna. Zona Blu.

Il robot è stato creato per la battaglia. È di gran lunga meno raffinato di quello che ha sostituito Elettro Onda per mesi nella Volta. Non è certo all’altezza dei complessi robot di Destino, ne delle migliori creazioni di Andro (che di Destino è, probabilmente, la prima intelligenza artificiale) ma è stato creato per la battaglia.

Si trova, quindi, avvantaggiato, rispetto ad una Sundragon di certo potente ma scarsamente addestrata.

La donna è infatti sulla difensiva, impegnata a parare la gragnola di colpi che le vengono scagliati contro. Scariche energetiche, missili e un’infinità di colpi simili.

 

Terra. La casa nel New Jersey di Agatha Harkness.

Agatha Harkness sta riflettendo.

Dovrà tornare a Whisper Hill. Ciò che sta succedendo a Wanda è pericoloso. Di sopra c’è una ragazza incosciente, vittima del libro che tiene in grembo e del demone che lo ha scritto. Il ragazzo continua a preoccuparla. Le sue difese magiche sono inspiegabilmente deboli come non sono mai state ed è stata inspiegabilmente repressiva con Iskelior.

Dovrebbe discuterne con Strange, ma è troppo distante per raggiungerlo in una situazione del genere. Il suo successore è ancora troppo giovane ed inesperto. Resta Modred (ci sarebbe anche la strega, ma non ci si può fidare di lei). Recitare l’incantesimo è facile, una operazione meccanica, fatta migliaia di volte nella sua lunga vita. Una vita dedicata a riavvicinare il suo popolo al mondo.

Sulla Luna, nella base della Guardia dell’Infinito, nell’appartamento di Modred, appare un messaggio.

 

Luna. Zona Blu.

Megaton torna a piena velocità verso Drax. Il colpo l’ha riempito d’energia ed ora è enorme. A metà del volo perde spinta e la sua massa cade rovinosamente a terra, sfaldandosi in cristalli biancastri.

Spezzabandiera esita un attimo per sentire ciò che Warlock sta dicendo. Un vortice di spazio distorto lo avvolge e svanisce.

Il demone sorride. Un mortale ingenuo crede di trattenerlo con questa debole barriera mentre completa l’incantesimo di contenimento. Mentre le parole familiari vengono pronunciate si scaglia contro la barriera che lo respinge. Si immobilizza. Un vento, prima fioco poi sempre più impetuoso inizia a soffiare dal centro del cerchio fino a creare un vero e proprio tornado che spegne le fiamme magiche che bruciavano le rocce, rompendo il cerchio di contenimento.

Si avventa sul mago che sta finendo in quel momento il suo incantesimo, ormai inutile senza la gabbia. - … io ti bandisco. – Il demone, sorpreso dalla variante dell’incantesimo, che aveva preso sottogamba svanisce, urlando.

Tra i primi poteri posseduti da Darkoth c’era la capacità di concentrare tutta la sua energia psichica in una raffica di forza di immensa potenza. Era un’arma estrema, da usare solo come ultima ratio poiché era capace di prosciugare le sue energie. Darkoth da quei tempi è cambiato varie volte (alcuni direbbero si è evoluto) e dopo aver distrutto la gabbia di suono solido in cui l’aveva confinato Klaw è ancora perfettamente in grado di reggere la battaglia. Il signore del suono lo colpisce con una scarica diretta. Darkoth arretra, ma subito dopo prende a fluire in direzione del signore del suono. – Non c’è nulla qui che tu possa infettare con il tuo virus tecnorganico, servo di Destino. –

- È da molto che mi sono affrancato dal mio antico padrone, che non è mai riuscito ad avere un effettivo potere su di me. Inoltre, non sei tu il mio bersaglio, ma la tua tecnologia. – L’artiglio sonico prende vita ed inizia a fluire via da Klaw. Darkoth riassume forma umanoide, al posto della mano destra l’artiglio sonico. La forma del signore del suono inizia a sfaldarsi, fino ad assumere la forma di una bottiglia.

- Il genio è tornato al suo posto. – l’artiglio perde forma, sostituito da una mano.

Elettro Onda, l’armatura distrutta, si avvicina a Gamora, stesa per terra, immobile, fulminata da tutta l’energia dell’arma. È in guardia. Conta, per sfuggire ad un’eventuale finta, nella sua abilità con le arti marziali. Ma Gamora, gia molto tempo fa, era conosciuta come la donna più pericolosa dell’universo. Allunga la mano e preme alla base del collo di Elettro Onda ancor prima che lui riesca ad accorgersi di qualcosa. Cade svenuto a terra. Gamora si alza. Non perde tempo a vedere in che stato è il suo avversario. Non ha nessun dubbio sul suo stato.

Il robot martella Sundragon di colpi che lei stenta a parare. Le sue difese sono allo stremo e la più piccola distrazione può costarle la vita. Ciononostante intravede un piccolo spiraglio. Appena un istante. Ma cos’è un istante per chi può contare sulla mente come arma? Per qualcuno per cui pensare è fare? Sundragon scarica tutta la sua potenza in quell’unico spiraglio ed il robot esplode in mille pezzi. Le resta anche il tempo di deflettere le schegge, in modo che non feriscano nessuno.

- Dovrò raffinare il metodo della clonazione. – Il Bruto torna a concentrarsi sul suo avversario.

Reed assorbe completamente il colpo, grazie all’elasticità del suo corpo.

Blastaar, senza più il disco di controllo, è più interessato a vendicarsi del Reed Richards della Controterra che a continuare la battaglia contro il super-skrull. Gli balza addosso colpendolo con un pugno devastante, che il Bruto para senza problemi. Quando scaglia via l’avversario, nel suo pugno resta un sottile braccialetto. Mentre Blastaar si appresta a scaricare le sue energie distruttive contro l’avversario attorno a lui si sta gia formando una zona di distorsione. In pochi istanti viene riproiettato nella Zona Negativa, alla mercé dei suoi antichi carcerieri.

Non è una gran distrazione, l’attenzione è di nuovo su Reed Richards, ma l’uomo elastico deve questo nomignolo a molte forme d’elasticità. Nei pochi secondi di vantaggio che è riuscito a guadagnare, grazie a Blastaar, ha assemblato un perturbatore psichico che ora posa sulla testa del Bruto. Il colosso purpureo si immobilizza.

Warlock grida, all’indirizza di Pip un ordine secco. – Prendilo, può tornarci utile. –

La schermaglia fra lui e Andro non ha portato a nulla di significativo. L’androide sta valutando come affrontare l’evidente svantaggio che si sta producendo, mossa dopo mossa della Guardia. Percepisce un movimento di Warlock, anche se non riesce a valutarne la direzione e la mano dorata si ritrae tenendo in bella vista il processore del sistema dell’androide, il suo cervello elettronico.

Andro, ovviamente, possiede un processore di riserva, che funziona in coppia con il principale. Le sue capacità di raziocinio, quindi, non sono compromesse. Lui è stato ferito, in una maniera che giudica ancora incomprensibile. I suoi alleati sono stati, uno dopo l’altro, sbaragliati. La reazione è immediata. Il suo componente rubato non ha ancora iniziato il processo di decadimento accelerato che è già slittato fuori dal mondo, attraverso i corridoi interdimensionali che ha imparato a percorrere molto tempo fa. Riappare dopo pochi istanti, pochi metri più in là. Afferra il Bruto e slitta di nuovo.

Il resto è storia. Organizzare il trasporto dei macchinari e la demolizione delle rovine del palazzo è questione di poco tempo. Elettro Onda e Klaw vengono consegnati alla Volta, dopo una piccola negoziazione tra Reed e Warlock sull’opportunità i rinchiuderli in una prigione statunitense, essendo stati catturati sulla Luna e da cittadini di svariati paesi.

In cambio, Reed concede il suo aiuto per lo sviluppo di una apparecchiatura di comunicazione, molto simile a un prototipo che stava sviluppando gia da un po’.

 

Seguimos en combate

 



[i] Questa storia si svolge fra Quasar 49/50 e Fantastici 4 21.

Non le avete ancora lette? Che aspettate, allora?

[ii] La luce alla fine dell’oscurità, MIT team up n° 1 di Valerio, e dove se no?

[iii] Continua dietro le quinte di Quasar 49 e 50 di Fabio Furlanetto

[iv] Chi sono? Evidentemente non avete letto ne le origini di Gamora ne il numero precedente. Poco male, si rimedia, immediatamente!

[v] Non manca mai una scena in questa città, altrimenti che storia marvel(IT) sarebbe.

[vi] Fantastici 4 180 (grazie Carlo)

[vii] La Guardia dell’Infinito n° 10, appena prima di Inferno2

[viii] Marvel comics presenta n° 25

[ix] Segna Volino, un altro dell’equipaggio di Arr-Lo. Proxima Centauri. Arruolato a forza da Gargoyle nel suo equipaggio e liberato da Thor. In seguito reclutato da Arr-Lo per il suo equipaggio.

[x] 18, per la precisione, in Capitan Marvel n° 19, da leggere immediatamente